30 giugno 2006

Chi l'avrebbe mai detto...


Quando abbiamo pensato alla realizzazione di questo blog, eravamo (e lo siamo ancora!) abbastanza timorosi di non essere in grado di farlo. Essendo la nostra "prima volta" ci siamo sentiti un po' impacciati, sia dal punto di vista tecnico che dei contenuti e abbiamo pensato: "Ma ci sarà qualcuno che lo visiterà o ce lo guarderemo da soli?" Beh, in pochi giorni, con le Vs visite, i commenti e le e-mail ci avete dato coraggio e tanta, ma tanta voglia di continuare. Sapeste come è emozionante aprire la ns pagina web (wow!) e trovare nuovi commenti!!! Continuate a scrivere, insistete e sappiate che così facendo ci date gioia.
Grazie!

24 giugno 2006

La Tua storia...

Racconta la Tua esperienza.
Come sei diventato artista di Pianobar e perchè?
Con il Tuo consenso la inserirò nel mio blog.

21 giugno 2006

20 giugno 2006

Sono fortunata!!!

Quando ero una studentessa non avevo ben chiaro dentro di me quello che avrei voluto fare da grande. I miei coetanei sembravano tutti avere le idee più precise in proposito, io no! Come tanti, fin da piccola, ho cominciato a cantare in parrocchia e crescendo, questa passione è diventata grande con me. Ho sempre sentito il desiderio e l’esigenza di esprimermi attraverso il canto, probabilmente perché avevo difficoltà a farlo in altro modo e in maniera così coinvolgente e vera. Sentivo gli amici dirmi: ”Hai una bella voce!”, ma non davo molto peso alle loro parole, forse perché non ho mai creduto fino in fondo nelle mie capacità. Ero consapevole solo di quello che sentivo nel profondo quando cantavo e vale a dire una forte emozione che mi faceva stare bene. Per questo cantavo in continuazione, specialmente a casa, sui dischi delle mie cantanti preferite e cercavo in tutti i modi di migliorarmi.Nel frattempo gli studi continuavano ma idee sul futuro niente! D’altra parte velleità artistiche, voglia di successo e popolarità: zero! Forse a causa della mia insicurezza, chi può saperlo? Credevo sarebbe rimasto tutto così: una passione grande ma chiusa dentro di me o solo per pochi amici. Ma la vita, si sa è imprevedibile… per vari motivi che non vi sto qui a raccontare, a Roma ho conosciuto una persona che faceva pianobar e cercava una cantante. Ero terrorizzata, ma spinta da un’amica, ho trovato il coraggio di farmi ascoltare e così è cominciata quest’avventura, che ora è il mio lavoro da diversi anni ormai. Ho capito così finalmente quello che da sempre inconsciamente sapevo e cioè che non ho mai voluto fare altro nella vita se non cantare. Sì, è la mia passione, la mia fonte di energia, la mia soddisfazione e certamente la mia più intima espressione! Mi sento molto fortunata perché faccio un lavoro che mi piace! E non cerco di più, forse perché non sono ambiziosa ma anche perché sono contenta così. I primi anni sono stati molto particolari, soprattutto perché ho vissuto esperienze con altri musicisti che poi sono diventati grandi amici: suonare insieme ti permette di entrare in una vera comunione d’ anime e si crea un feeling non facile da spiegare (chi lo ha provato mi può capire!). Quando si suona insieme si prende e si dà, non c’è rivalità e l’obiettivo è solo il risultato finale: la riuscita del “pezzo”, sia tecnicamente, sia soprattutto emozionalmente. Ci sono anche delle eccezioni, molti colleghi ad esempio si sentono delle “prime donne” e ti guardano dall’alto in basso, ma io penso che, per quanto grande possa essere il talento, l’umiltà sia in ogni caso la prima cosa! Non parlo certamente di falsa modestia, ma di semplice umiltà, quella che implica il rispetto per tutte le persone. Tanti si portano dietro il famoso “cassetto dei sogni” con il loro personale e grande sogno: diventare famosi! Ci convivono da anni, alcuni fanno qualsiasi provino capiti a tiro, altri, i fatalisti, aspettano il destino e soprattutto la fortuna! Sono però molti, i musicisti che sono contenti e fieri di far parte di questo grande e nascosto mondo degli artisti di pianobar, quelli che un mio amico chiama “gli artigiani della musica”.Come si sa, ogni lavoro ha anche le sue difficoltà ed io in tanti anni ne ho incontrate tante e di vario genere. Innanzi tutto non è facile far capire ed accettare alle persone più care, che questo è quello che vuoi fare nella vita, infatti, ancora oggi mi dicono: ” Sai c’è quel concorso, perché non fai la domanda?” Sono molto dispiaciuta per questo, ma….. pazienza! Il vero problema iniziale poi, è procurarsi le serate. Per i primi anni non ho avuto quest’incombenza, perché se ne occupava il musicista e grande amico che mi portava con sé, ma tutto è diventato più difficile, impegnativo, ma anche più stimolante, quando mi sono messa in proprio. Inoltre sono tornata nella mia città, dove ho cominciato a farmi pubblicità da sola, portando a mano i biglietti da visita nei locali. Dopo un primo momento di sconforto sono arrivate per me e per il mio nuovo compagno di viaggio, le prime serate e da allora le cose vanno per fortuna sempre meglio. Inserirsi in una nuova piazza non è facile, non ti conosce nessuno, ma grazie alla volontà, la costanza, l’esperienza, la serietà e le capacità, è andata e va bene! Portare avanti quest’attività oggi è diventato ancora più difficile, perché i permessi che occorrono per suonare hanno un costo che non sempre i proprietari dei locali possono o vogliono permettersi e così spesso la soluzione per loro è: non fare musica. Il risultato è purtroppo, che si è ridotto il numero dei locali dove si fa pianobar e questo è un vero peccato: la musica è importante! Un aspetto fondamentale poi è il contatto con le persone. Ogni serata è diversa dall’altra proprio perché è il pubblico ad essere diverso. Non ci sono delle regole e non vorrei generalizzare, ma proverò a descrivervi i tipi di pubblico che s’incontrano. C’è il pubblico del grande ristorante elegante che ti ascolta da lontano e applaude poco, ma quando va via ti saluta con garbo e ti fa i complimenti; poi quello del ristorante-pizzeria che ha voglia di divertirsi e partecipa facendoti richieste di tutti i tipi: chi vuole cantare, chi ballare, chi ascoltarti e il tutto, ahimè contemporaneamente; infine il pubblico dei matrimoni e dei banchetti in genere, che durante il pasto, quando cioè vuole chiacchierare, ti preferisce in versione “radio in sottofondo”, ossia ad un volume direi bassissimo con il quale devi essere in grado di cantare (in questo ti aiuta l’esperienza o meglio il “mestiere”), mentre nei momenti di pausa tra una portata e l’altra ti ascolta, ma più di tutto, vuole partecipare in prima persona, magari con un discorso o una canzone cantata questa volta, ad un volume decisamente più alto. Ci sono è vero anche momenti di sconforto, specie quando ti senti trattata come un juke-box, quando dopo aver cantato per quattro ore ti dicono: ”Ma già andate via?”, oppure quando a fine serata, stanca, guardi il tuo compagno e pensi come lui, che sono anni che non fai solo la cantante, ma anche il tecnico che porta l’impianto (pesa credetemi!), lo carica in macchina, lo scarica, lo monta, lo regola, lo smonta e arrotola i fili (sono tanti!) e così via. Ma c’è dell’altro che per fortuna va a compensare questi momenti.Il rapporto con il pubblico ad esempio è un vero e proprio rapporto d’amore: il culmine del piacere si raggiunge quando ci si emoziona insieme! Questo non è sempre facile, a volte come in un qualsiasi rapporto, ci si accontenta!L’applauso ti gratifica è vero, ma il più delle volte arriva quando meno te lo aspetti, ad esempio al termine di una canzone molto conosciuta ma che tu non ritieni proprio eccezionale e che abbia chiaramente un bel finale sostenuto. Ci sono volte in cui invece, stai cantando la tua canzone preferita che è poco conosciuta ma è bellissima e coinvolgente. Ti emozioni a tal punto da sentire i brividi e alla fine, fai fatica a tenere il microfono fermo nella mano, perché stai tremando come una foglia e….. non succede nulla. “Sono distratti” pensi, ma speri che quella tua emozione sia arrivata almeno ad una persona e quando, ti si avvicina nel silenzio qualcuno che ti dice: ” Molto cuore signorina, complimenti!”, allora sei felice e appagata e pensi che questo sia un lavoro fantastico che ti dà la possibilità di emozionarti e di emozionare, anche una sola persona, ed è bellissimo! Quel momento vale più di qualsiasi applauso scrosciante e ti ripaga di ogni stanchezza o delusione. Forse è per questo motivo che ho scelto il pianobar per cantare: l’emozione passa dal tuo cuore, attraverso la tua voce, direttamente al cuore di chi ti ascolta per davvero, fosse anche una sola persona. È un contatto diretto, personale. Penso che gli artisti famosi, quelli che fanno i concerti allo stadio per intenderci, sentano una forte emozione quando dal palco, vedono migliaia di persone che applaudono e cantano le loro canzoni, ma non credo che provino quello che provo io quando, guardando negli occhi una persona, in una piccola sala di un ristorante, mi accorgo di averla emozionata!Cosa può esserci di più magico!?! Sì, sono proprio fortunata!