18 aprile 2007

Incontri speciali

Ci tengo moltissimo a ringraziare le persone che hanno scritto parole davvero troppo belle nei loro commenti al post precedente sulla voce. Pensate che avevo cominciato a scriverlo la settimana scorsa con l'intento di nominare (e poi lo farò) le voci di interpreti che amo e con le quali sono cresciuta. Dopo domenica, il post è stato preso proprio come me dal vortice delle emozioni e questo è il risultato. Sappiate che in tanti anni di belle vibrazioni che mi procura il cantare, ricordo altre due volte in cui è stato così intenso: ai Castelli Romani quando cantavamo con l'altro duo e sapevo di dover partire per trasferirmi definitivamente a Salerno (ricordo che cantavo "Alleria" di Pino Daniele); ad Amalfi, nella serata di cui parlo nel post "La notte dei desideri" (all'ultima canzone "Le notti di maggio" scritta da Ivano Fossati e interpretata da Fiorella Mannoia). Ma sappiate che mai e dico mai sono stata sopraffatta dalla commozione così, e non è stato solo per la stupenda canzone di Elisa, ma il pensare durante l'interpretazione alle persone a cui l'avevo dedicata: persone speciali, affettuose, disponibili, dolci, fragili ma forti come poche, che ho avuto il piacere di incontrare nella vita e inaspettatamente tramite il mio lavoro. Grazie grazie grazie a Voi.

17 aprile 2007

La voce

Che mi piaccia la musica è ormai ovvio. Ancor più chiaro è che ho una particolare predilezione e attenzione per la voce. Ho iniziato a cantare quando avevo credo otto anni ed ho sempre pensato alla voce come ad un dono da proteggere, migliorare, rispettare. Ho continuato a pensarla così, anzi di più, quando cantare è diventato anche un lavoro. La voce di un cantante, meglio ancora di un interprete, ha un grande privilegio: avere la possibilità di far provare sensazioni uniche a sè stessi e agli altri. E' proprio questo quello che ho sempre desiderato e continuo a desiderare, come racconto ampiamente nella mia storia "Sono fortunata" . Allo stesso modo da ascoltatrice, cerco assolutamente questo in una voce: che mi faccia vibrare. Chiaramente per cantare ci vuole orecchio, intonazione, musicalità, senso del tempo, una buona estensione, un bel timbro, una giusta respirazione. E' importante cioè la tecnica, ma questa, secondo me, deve essere sempre al servizio dell'interpretazione. D'altronde la musica è razionalità e fantasia, numeri e sogno, note e sentimento. Se si ha la tecnica ma non si riempie la voce della propria anima, non si arriva da nessuna parte, in nessun cuore attento. Viceversa, e ne abbiamo di esempi, se si riesce a mettere sè stessi nella voce e si ha una discreta tecnica (che non deve però mancare del tutto), si può colpire dritto lì nel segno, in mezzo al petto. Personalmente amo le voci calde, vere, intense, che riescono ad accarezzarti l'anima. Adoro quelle che hanno il sole dentro e ti riscaldano, l'arcobaleno e ti sorprendono, la gioia e ti rasserenano, il dolore e ti straziano; quelle che ti entrano dentro in punta di piedi, senza essere invadenti e poi, fatta una breccia, ti squarciano il cuore; quelle che ti emozionano lasciandoti senza fiato e che hanno mille e più sfumature da cogliere e assaporare; quelle che sanno sussurrare ed essere forti, quelle che sanno quando togliere e quando dare, quelle che magicamente fanno vedere dentro chi ascolta il loro racconto in musica; che fanno propria la canzone, la respirano e la vivono. E' questo quello a cui aspiro e che vorrei ogni volta che canto. So che è difficile, ma finchè avrò voce continuerò a desiderarlo e a provarci perchè per me è questo il senso del cantare!